Il 2015 è stato un anno incredibile per gli amanti di Mad Max. Il quarto episodio, Fury Road, è stato accolto con la cautela che da sempre accompagna ogni uscita di film appartenenti a serie di trent'anni fa; è inevitabile (e giusto) approcciarsi con prudenza. Fury Road, però, ha stupito anche i più dubbiosi. L'impatto visivo, la narrazione, il personaggio di Max e molti degli elementi che compongono il riuscito film di George Miller sono stati in grado di elevare la pellicola a tal punto da essere considerata forse l'episodio migliore della serie. Non stupisce, quindi, che l'approccio al videogioco ispirato al brand abbia abbandonato molta di quella cautela in favore di una più sincera curiosità.
Mad Max esce oggi su Xbox One, PlayStation 4 e PC e promette di portare tutto il tocco e il feeling di Max su console, permettendoci di attraversare le vaste distese di sabbia a bordo di veicoli sempre più agguerriti e di darci battaglia con gli ormai famosi Figli di Guerra. Ma andiamo con ordine. La storia inizia, come in tutte le pellicole della saga, con Max a bordo della sua V8 impegnato in un inseguimento, al termine del quale resta senza auto e in fin di vita a causa di Scabrous Scrotus, la figura che governa Gas Town. Pochi minuti dopo l'inizio del gioco Max incontra Chumbucket, uno strano personaggio che vede nell'eroe il protagonista di una profezia incentrata, guarda caso, su una macchina leggendaria: la Magnum Opus.
È proprio attorno alla costruzione e al potenziamento di questa vettura che si sviluppano le prime ore di gioco; partendo da zero, avremo la possibilità di scegliere telaio, corazza, armamenti e turbo. Una narrazione che parte in quarta e poi rallenta notevolmente, per poi tornare all'apice nelle fasi finali di gioco. Ma in quel momento di rallentamento il gioco non si perde, anzi: nelle spaventose ma affascinanti lande desolate del mondo post-apocalittico di Mad Max c'è letteralmente un mondo. Dai personaggi ben caratterizzati alle missioni che passano dall'attacco alle carovane all'assedio di una fortezza nel deserto, fino ai dettagli che strizzano fortemente l'occhio alla serie cinematografica.
La ricerca di benzina, vero punto chiave della trilogia degli anni '80, è stata poi sostituita nel recente Fury Road da quella per l'acqua; segno dei tempi che cambiano e della tematica della salvaguarda ambientale che nell'ultimo decennio è diventata sempre più pressante. Nel gioco questi due elementi convivono perfettamente: da un lato dovremo cercare benzina per poter continuare a guidare la nostra auto e dall'altro l'acqua ci servirà per recuperare salute. Un tocco perfetto che non solo restituisce un senso di realismo, ma fa sentire noi fan della saga davvero immersi nel mondo di Mad Max.
Il gioco prosegue quindi spedito per le sue 30/40 ore, la maggior parte delle quali le passeremo a combattere a piedi o in macchina. Nel primo caso il sistema di combattimento si presenta come una danza mortale ben bilanciata fatta di combo e contrattacchi – ma anche di armi da fuoco se in possesso delle (poche) munizioni – mentre a bordo della Magnum Opus il sistema di "combattimento" decolla proprio grazie alle varie possibilità offerte dagli upgrade ottenibili per la nostra vettura. Dagli arpioni con i quali sradicare la carrozzeria delle auto avversarie ai lanciafiamme, dalla possibilità di sparare ai serbatoi di benzina all'abilità di speronare i veicoli nemici; il combattimento su quattro ruote di Mad Max è incredibilmente gratificante, nonostante spesso a bordo della nostra auto ci si possa imbattere in alcuni dei problemi che affliggono il gioco.
Un frame rate non sempre stabile, per esempio, ma anche texture che vengono caricate in ritardo e una fisica spesso non all'altezza del resto. In ogni caso, vista l'enormità del gioco, questi problemi svaniscono nel susseguirsi d'azione e di missioni secondarie che vi rapiranno per diverse ore, ma che cominceranno a far sentire un po' di ripetitività verso la fase finale. Mad Max centra comunque l'obiettivo di trasportare il feeling della serie cinematografica su console e conferma ancora una volta l'abilità di Warner di dare vita a tie-in estremamente riusciti, come già dimostrato da L'Ombra di Mordor, Batman: Arkham Knight e la serie Lego. Un compito non facile, come ben sanno gli appassionati di videogiochi con qualche anno sulle spalle. Eppure Warner continua ad inanellare successi e a cavalcare l'onda come un Figlio di Guerra in preda all'euforia: ammiratela!