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Opinioni

5 cose che abbiamo amato giocando al nuovo God of War

Abbiamo giocato al nuovo God of War, un capitolo che rinnova completamente la storia di Kratos e che segna un nuovo, profondo ed entusiasmante inizio per uno dei brand più forti di PlayStation.
A cura di Marco Paretti
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Quella di God of War ha tutto l'aspetto di una grande maturità. Non solo per quanto riguarda la serie, una delle più riconoscibili del catalogo di PlayStation, ma anche per la console stessa, che con questo nuovo inizio per il Dio della guerra Kratos ha messo in campo tutte le competenze accumulate dai suoi titoli nel corso degli anni. Non c'è solo l'azione che la saga ha saputo mettere sul piatto con così tanto gusto, ma anche elementi cari ad altri brand fondamentali per Sony, come Uncharted e The Last of US. Il risultato finale, quasi completamente rinato dalle ceneri della "vecchia" saga, è un capolavoro di equilibrio in grado di spaziare tra una narrazione profonda ed emotiva e un'azione dinamica, forte e fresca, grazie all'introduzione di una nuova (ed entusiasmante) arma. Ecco le cinque cose che abbiamo amato giocando al nuovo God of War.

1. L'ascia del Leviatano

È il primo elemento a segnare un netto contrasto con il passato, così tanto caratterizzato dalle Spade del Caos fino ad ora incatenate agli avambracci di Kratos. E che ora sono scomparse in favore dell'ascia del Leviatano, donata al protagonista dalla madre del suo giovane compagno di viaggio, Atreus. Basta affrontare il primo combattimento per far sì che l'entusiasmo per la nuova arma ci avvolga totalmente; non solo a causa delle comunque efficaci meccaniche passate – soprattutto in merito alle combo – ma anche per l'incredibilmente semplice quanto geniale meccanica legata ai poteri stessi dell'ascia, in grado di tornare istantaneamente nelle mani di Kratos. Un potere relegato al tasto triangolo che, appena premuto, farà tornare nelle mani del protagonista l'arma precedentemente lanciata con la combinazione L2 + R2. Si creano quindi dinamiche che portano a scontri in grado di spaziare tra l'utilizzo dell'ascia, dei suoi poteri  – da sbloccare man mano che si procede – e del combattimento corpo a corpo e dalla distanza. Un piacere per i polpastrelli.

2. Lo sviluppo del personaggio

Ad ampliare queste possibilità è il nuovo sistema di sviluppo del personaggio, non solamente relegato al banale potenziamento di Kratos e all'ampliamento dei suoi poteri, ma fortemente legato allo sviluppo della sua attrezzatura. E se da un lato l'ascia del Leviatano va potenziata in parallelo con il procedere della trama, lo stesso non si può dire degli attacchi runici – due da scegliere indipendentemente a seconda delle rune trovate – e dell'armatura di Kratos e di Atreus, da acquistare e potenziare utilizzando l'argento trovato all'interno dei livelli. Una meccanica nuova che regala una ventata di freschezza alla progressione del personaggio e soprattutto spinge i giocatori ad esplorare il più possibile le mappe, sempre pronte a regalare una via nascosta verso forzieri e risorse.

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3. Il design di Midgard

È innegabilmente un altro punto forte della proposta di Sony: la maturità di God of War è anche artistica, come dimostra l'incredibile realizzazione di Midgard e dei mondi in cui si muove Kratos. Una visuale ovviamente diversa da quella della Grecia, che ha consentito agli sviluppatori di ripartire da zero sia per quanto riguarda il look dei personaggi che per il design di spazi e strutture. Un approccio esaltato dall'incredibile qualità grafica del titolo, portata veramente all'estremo nella sua messa in scena di un nuovo olimpo di divinità del nord.

4. Il rapporto con Atreus

È questo il punto nel quale più si sente l'eredità di titoli come The Last of Us, non tanto per la semplice presenza di un aiutante, ma per il rapporto che il gioco riesce a creare tra le due figure. Un dualismo che parte da fondamenta fragili e si costruisce via via che la trama prosegue il suo percorso, sia durante i momenti di gioco che nelle scene deputate alla progressione della storia. E se da un lato il rapporto tra Kratos e Atreus è estremamente riuscito nella narrazione, dall'altro risulta ancora più riuscito nel gameplay vero e proprio, dove Atreus si rivela utile sia per portare avanti le nostre combo sia per utilizzare i suoi attacchi che man mano diventano disponibili. Così la spalla di Kratos diventa davvero parte del gioco e non solo un mero oggetto di sfondo.

5. La narrazione

Lento, riflessivo ed emozionale. God of War non è più solo azione e dinamismo, grandi nemici e battaglie spettacolari. È maturato in qualcosa di estremamente complesso, in grado di non rinnegare le sue origini action ma allo stesso tempo mettere in campo una narrazione incredibilmente efficace supportata da una regia clamorosa che, ancora una volta, sottolinea la forza delle produzioni Sony in questo senso. Se God of War è così imponente è anche merito di questa potenza narrativa e della sua capacità di supportare con forza le gesta comunque violente e senza sosta di Kratos. Quello di God of War è un nuovo inizio e non potrebbe essere più entusiasmante.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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