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Opinioni

The Town of Light, il videogioco italiano che indaga l’orrore di un manicomio dimenticato

Frutto di anni di ricerca, The Town of Light è un videogioco sviluppato da uno studio italiano, LKA, e ambientato all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Volterra. Luca Dalcò, direttore del progetto, ha spiegato a Fanpage.it che si tratta di “un’avventura esplorativa psicologica ambientata in un contesto storico credibile”.
A cura di Marco Paretti
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the town of light luca dalcò

In italia è presente un'importante storia legata all'istituzione manicomiale. Il più grande ospedale psichiatrico italiano si trovava a Volterra ed è stato fondato nel 1887; nel suo picco di sviluppo ha "accolto" più di cinquemila pazienti, per poi essere chiuso in seguito all'entrata in vigore della legge Basaglia del 1978, la quale impose la chiusura di questi ospedali e istituì nuove regole per il TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Per diversi anni la vita all'interno di queste realtà è rimasta un mistero. Almeno fino a quando non sono emerse le prime testimonianze dirette, che li indicavano come posti terribili nei quali il tentativo di cura dei pazienti si perdeva nel degrado e violenza di questi luoghi.

the town of light luca dalcò

Per aiutarci a riscoprire e a non dimenticare questi luoghi che inevitabilmente hanno fatto parte della storia del nostro paese arriva The Town of Light, un videogioco sviluppato da uno studio italiano, LKA, e ambientato all'interno dell'ex ospedale psichiatrico di Volterra. "La luce che abbaglia la mente dissolve il confine tra ragione e follia. Troverai l’interruttore del buio?" si legge sul sito. Perché la "città della luce" è proprio il manicomio e, a differenza di quanto potremmo pensare, la luce è la rappresentazione della follia che acceca la mente, mentre il buio, generalmente associato all'assenza di pensieri, rappresenta invece la pace mentale. La strana contrapposizione deriva dalle dichiarazioni di una paziente realmente esistita, sulla quale si basa l'intera storia narrata dal gioco.

"Ho cominciato ad interessarmi alla storia dell'istituzione manicomiale in Italia per interesse personale, l'idea di creare un gioco ispirato a questa realtà è nata successivamente, inizialmente con lo scopo di sperimentare" ha raccontato a Fanpage.it Luca Dalcò, direttore del progetto "Successivamente, grazie al crescente interesse che questa idea è riuscita a sviluppatare e alla passione del gruppo di sviluppo che si autofinanzia completamente, il progetto è cresciuto diventando un vero e proprio gioco che vedrà la luce questo autunno". The Town of Light è il primo progetto autoprodotto della casa di produzione italiana, frutto di un'attenta ricerca sulla storia manicomiale italiana della quale si può scoprire qualcosa leggendo la parziale bibliografia presente sul sito dedicato.

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The Town of Light vuole essere più un'esperienza esplorativa che un vero e proprio videogioco horror. A Dalcò abbiamo chiesto se è corretto farlo rientrare nel filone dei giochi al quale appartiene anche Gone Home, un'avventura esplorativa nella quale si cammina all'interno di una casa vuota alla ricerca di indizi sull'assenza della propria famiglia. "Si, in linea di massima è corretto, con le opportune distinzioni naturalmente" ha continuato Dalcò "Sicuramente non è un survival horror, piuttosto la definirei un'avventura esplorativa psicologica ambientata in un contesto storico credibile". Nel gioco vestiamo i panni di un protagonista non meglio definito guidato dalla voce – il doppiaggio è di Daniela D'argenio – di una donna internata nell'ospedale psichiatrico. Tra continui flashback, che ci fanno viaggiare tra il 1942 e il 2012, scopriamo la storia della paziente e, man mano che l'avventura prosegue, dettagli sempre più inquietanti sulla sua permanenza all'interno dell'istituto.

Impossibile non notare, attraverso le immagini e i video rilasciati finora, l'incredibile cura per i dettagli riposta dagli sviluppatori nella creazione degli ambienti di gioco. L'ospedale psichiatrico, con il leggero strato di polvere che copre tutto, i vetri rotti e l'intonaco sgretolato, restituisce un'immagine affascinante e allo stesso tempo angosciante. Il tutto accompagnato da un'atmosfera generale veramente efficace e che, per una volta, ambienta un titolo così riflessivo nel nostro paese.
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The Town of Light sarà uno dei primi videogiochi italiani a supportare Oculus Rift, il visore per la realtà virtuale prodotto dalla società acquisita da Facebook lo scorso anno. "Oculus Rift è sicuramente una piacevole novità nel mondo videoludico" ha spiegato Dalcò "Penso che abbia il grande merito di aver aperto le porte ad un nuovo modo di giocare riproponendo la realtà virtuale come strumento di fruizione dei media, oggi possibile anche a livello commerciale grazie all'enorme sviluppo tecnologico giunto dal mondo mobile". Dalcò ci tiene anche a precisare che la versione principale del gioco è progettata per essere giocata su un normale monitor, il supporto Oculus Rift sarà un'opzione aggiuntiva che potrà scegliere di utilizzare chi possiede la periferica.

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Quella della realtà virtuale è quindi una tecnologia valida, soprattutto per quanto riguarda il genere horror, ma con ancora tanta strada da percorrere. "Credo che Oculus Rift sia solo un primo passo, ancora piuttosto ‘grezzo' e limitato verso quello che sarà il futuro della VR" ha continuato "Il genere horror, soprattutto se basato sulla suggestione e sull'inquietudine, trae grandissimo vantaggio dall'esperienza altamente immersiva che permette di vivere Oculus Rift. Messo su il visore è veramente come essere li, sembra di poter toccare le cose, di poter respirare l'aria di quei posti".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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