Un piccolo e brutto floppy disk. Definiremmo così, nel 2016, la cartuccia che ospitò il primo episodio della serie The Legend of Zelda: una saga divenuta leggenda non solo nel nome, ma anche nel suo impatto con il mondo videoludico, ancora oggi influenzato dalle uscite dei suoi capitoli. Il 21 febbraio 1986 usciva quindi The Legend of Zelda, su un supporto fino ad allora inusuale per i giochi su console: il floppy disk. O meglio, le Disk Cards, un disco più economico rispetto alle normali cartucce che arrivò solo in Giappone grazie ad una periferica dedicata al NES – il Nintendo Entertainment System – chiamata Famicom Disk System.
Insomma, niente cartuccia dorata poi passata alla storia: per quella bisognerà attendere l'uscita occidentale, avvenuta nel 1987. In Giappone i videogiocatori più attempati si ricorderanno ancora quello strano floppy disk giallognolo adornato dalla scritta "The Legend of Zelda: The Hyrule Fantasy". La differenza tra le due versioni? Qualche caricamento più veloce e un audio più definito, merito del sintetizzatore integrato all'interno del nuovo Disk System. Gli utenti giapponesi non hanno visto l'arrivo della serie su cartuccia fino al 1994, quando Nintendo introdusse una nuova versione del NES.
Una scelta, quella del floppy, che può sembrare banale, ma che invece consentì agli sviluppatori di creare un mondo nettamente più vasto rispetto a quelli presenti nei videogiochi fino a quel momento. Non solo, grazie alla memoria quattro volte più ampia, Nintendo riuscì ad inserire più personaggi, mostri e oggetti, oltre che ad introdurre una delle funzioni più importanti: il salvataggio. The Legend of Zelda è stato il primo gioco a proporre una funzionalità di salvataggio supportata da una batteria. Insomma, tanta innovazione per un gioco che è entrato letteralmente nella leggenda.
Un traguardo raggiunto grazie all'utilizzo di elementi mitologici cross-culturali, una narrazione profonda e visuali ricche di dettagli ispirate dal girovagare per le foreste di Shigeru Minamoto. Ma soprattutto grazie alla struttura stessa del gioco, che, di fatto, non cambia mai: Link deve sempre salvare Zelda dal malvagio Ganondorf, così come Mario deve sempre salvare la principessa da Bowser. Ciò che cambia sono il mondo, i personaggi di contorno, la storia al di fuori della colonna portante della narrazione. Così Link si ritrova a navigare per il mare, a viaggiare in treno o a trasformarsi in lupo. In 30 anni di Zelda Nintendo ha dimostrato di poter plasmare la serie come meglio crede, realizzando sempre dei titoli profondi, intriganti e riusciti, dando vita ad una vera e propria leggenda che, nel 2016, non accenna ancora a scomparire.