Come spesso accade, anche il mondo videoludico ha le sue leggende. Storie riguardanti misteri sepolti all'interno di stanze segrete, errori di programmazione o vere e proprie leggende metropolitane riguardanti aspetti più "concreti" dei videogiochi. Una delle storie più gettonate del settore è quella che riguarda le cartucce di E.T. The Extra-Terrestrial, un vero e proprio mito videoludico. Secondo la leggenda, Atari seppellì quintali di cartucce del gioco nel deserto del New Mexico in seguito alle scarse vendite, lasciando riposare il tutto per oltre trent'anni sotto la sabbia rovente. Oggi la storia non è più una leggenda.
Come dei moderni Indiana Jones, infatti, alcuni archeologi hanno dissotterrato alcune copie del gioco per Atari 2600 nel deserto vicino ad Alamogordo, una città del New Mexico, svelando definitivamente il mistero. O forse no.
In quello che fu chiamato il "videogame crash" del 1983, Atari doveva districarsi tra una pessima situazione finanziaria e una quantità incredibile di software ed hardware invenduto. Con una causa in atto e un interesse per i videogiochi ai minimi storici, l'azienda decise di scaricare il materiale in eccesso nel deserto. La storia non fu mai confermata e si è da sempre portata dietro un velo di mistero, tanto da divenire una vera e propria leggenda simbolo di un'epoca nella quale il valore dei videogiochi era quasi nullo.
Secondo i report dell'epoca Atari dovette sborsare diversi milioni di dollari per ottenere i diritti del film e produrre il gioco, ma il risultato finale si rivelò un gigantesco flop ed è tuttora considerato come uno dei videogiochi più brutti della storia, complice il fatto che l'azienda impose allo sviluppatore di completarlo in sole sei settimane. La crisi del settore si è poi pian piano risolta, ma il mistero legato alle cartucce di E.T. è rimasto costante nel tempo. Fino ad ora.
Gli scavi nel New Mexico sono stati resi possibili da un documentario prodotto dai Microsoft Xbox Entertainment Studios. Il documentario, focalizzato sui cambiamenti dell'industria videoludica negli anni, è previsto per il prossimo anno e fa parte dell'impegno di Microsoft nel produrre contenuti originali per Xbox 360 e Xbox One.
La ricerca delle cartucce di E.T. rappresenta uno dei contenuti più interessanti che vedremo arrivare sulle nostre console, ma è proprio la produzione da parte di Microsoft a lasciar spazio ad alcuni dubbi circa il ritrovamento, soprattutto se si vanno a rileggere gli articoli usciti nel 1983.
Secondo il New York Times e altri giornali, Atari riversò il contenuto di 14 camion nella discarica del deserto vicino ad Alamogordo in New Mexico. Una mossa dovuta alle enormi perdite dell'azienda, che solo nell'ultimo quarto dell'anno aveva perso 310 milioni di dollari e non poteva permettersi nemmeno di svendere le cartucce rimaste come stavano facendo gli altri produttori di videogiochi.
Le copie furono quindi triturate, portate nel deserto e seppellite sotto uno strato di cemento, il tutto tenendo alla larga giornalisti e spettatori. Qui si apre il primo grande quesito: se le copie furono distrutte e poi sotterrate con il cemento, com'è possibile che nelle foto mostrate oggi le confezioni siano intatte e solo in parte rovinate? E lo strato di cemento?
Attualmente possiamo basarci solo su poche foto e alcuni video, ma tanto basta a far nascere i dubbi sulla veridicità del ritrovamento, soprattutto visto l'interesse di Microsoft e l'enorme rilevanza della notizia per il mondo videoludico. Se la storia si rivelasse vera avremmo assistito al primo caso di archeologia videoludica, fatto che dimostra l'importanza culturale guadagnata da questo medium. Rimangono ancora alcuni dubbi sulla faccenda, ma credere non costa nulla. Per E.T. è ora di tornare a casa.