Il problema del dover raccontare Prey in un articolo è che facendolo l'esperienza finale di chi si ritrovasse a leggerlo ne risentirebbe. D'altronde se negli ultimi mesi avete letto e visto (relativamente) poco del gioco non è di certo per una volontà degli sviluppatori di non volerlo spingere, ma, anzi, per assicurarsi che tutti possano provare con mano quello che noi abbiamo avuto modo di provare negli studi londinesi di Bethesda, dove abbiamo messo le mani sulla prima ora di gioco e su un segmento avanzato dell'avventura. Elemento che ci ha fatto capire una cosa: meno si sa, meglio è.
I videogiocatori probabilmente conosceranno la prima incarnazione del brand, anch'essa chiamata semplicemente Prey, alla quale seguirà una sorta di reboot sviluppato da Arkane Studios e in uscita il prossimo 5 maggio. Il primo titolo, lanciato nel 2006, puntava tutto sui poteri paranormali e su una storia che univa tradizioni spirituali e attacchi alieni. Il secondo capitolo – per modo di dire, perché la storia è stata completamente azzerata – continua a basarsi sui poteri in mano al protagonista ma li inserisce in un contesto narrativo ancora più misterioso che fin dai primi momenti spinge i giocatori ad esplorare lo spazio ora più libero e aperto in cui si svolge la trama.
La parte iniziale è talmente veloce, entusiasmante e inaspettata che raccontarla significherebbe rovinare l'esperienza in prima persona. Subito dopo l'introduzione, invece, il gioco si apre e mostra fin da subito l'ampio respiro che caratterizza gli ambienti: non si tratta di un open world, ovviamente, ma Prey consente comunque di decidere cosa fare e come approcciarsi al gioco. In un certo senso, la sensazione dopo la prima ora e un'ulteriore ora in una fase avanzata del gioco è quella di trovarsi davanti ad un'opera fortemente ispirata all'ormai nota serie BioShock ma con un'identità tutta sua: un elemento che non stupisce, visto che diversi veterani della serie hanno lavorato al nuovo Prey.
Ma l'eredità dalla quale pesca l'ultimo lavoro di Arkane è ben più ampia e spazia da Deus Ex a Thief, senza dimenticare System Shock: sono questi titoli che hanno posto le basi per le due opere di Arkane, cioè l'imminente Prey e i due apprezzati Dishonored. Nel nuovo Prey, però, c'è anche quel pizzico di BioShock che al termine della prima ora comincia a manifestarsi (anche) sotto forma dei Neuromod, dispositivi che il personaggio utilizza per potenziare diverse abilità fisiche che serviranno per avanzare nelle fasi più concitate del gioco. Ma soprattutto per sbloccare abilità che consentiranno di accedere ad aree altrimenti bloccate da, per esempio, sistemi da hackerare o pesanti oggetti da spostare. Ad un certo punto del gioco, però, arriva la svolta: i poteri.
Durante le prime ore un elemento risulta subito chiaro: Prey è difficile. In senso buono. I nemici più comuni nella fase iniziale sono piccoli esseri a quattro zampe che possono prendere le sembianze di piccoli oggetti dell'ambiente – e quindi prendervi di sorpresa quando ci passate accanto – e muoversi velocemente intorno a voi, mentre più avanti ci si scontra con esseri più grandi, resistenti e forti. In poco tempo, insomma, le armi a disposizione diventano sì utili, ma decisamente non sufficienti. Per controbilanciare gli esseri che vanno affrontati, il gioco mette nelle mani del protagonista gli stessi poteri dei nemici, che infatti vanno analizzati anche per potenziare le abilità in nostro possesso. Grazie a questi è possibile per esempio, prendere le sembianze degli oggetti – utile per intrufolarsi in zone altrimenti inaccessibili – o accedere ad esplosivi poteri con i quali contrastare i nemici.
Un bilanciamento che sottolinea anche un altro importante fattore positivo del gioco, cioè la tensione che si viene a creare durante l'esplorazione, quando non sappiamo se una tazza o una scatola si trasformeranno all'improvviso in un mostro pronto ad ucciderci. Non ci è dato sapere come si evolverà il titolo nelle ore successive a quelle provate, ma se la sensazione di cautela (e paura) funzionerà bene come lo fa nei primi momenti, Prey potrebbe rivelarsi davvero interessante. Anche e soprattutto grazie allo stile che caratterizza personaggi e location, in parte ripreso da Dishonored ma rimaneggiato con uno stile maggiormente sci-fi. E che attinge fortemente dall'art-decò: la stazione spaziale Talos I sulla quale si svolge la parte da noi provata è decisamente differente da quelle mostrate in molti film di fantascienza e, anzi, presenta grandi spazi decorati con giardini, ornamenti e decorazioni art-decò. Inoltre, il fatto che le differenti sezioni della stazione siano state costruite in epoche differenti fa sì che ognuna sia caratterizzata da stili diversi che vanno dagli anni '60 all'epoca moderna. Un tocco di stile che di certo aumenta l'appeal del gioco. Prey uscita il 5 maggio su PC, PlayStation 4 e Xbox One.