"Conoscere è ricordare" diceva Platone. Un ricordarsi che significa anche ri-accordarsi, riallacciare i rapporti con qualcosa che ormai è passato, come gli elementi della nostra infanzia. Ruota attorno a questo concetto la mostra DseigninToys organizzata da Assogiocattoli in collaborazione con il Politecnico di Milano, un tuffo nel passato che si propone di analizzare la storia e l'evoluzione del giocattolo dal punto di vista del design. È ospitata a Milano all’interno del complesso BovisaTech – struttura polifunzionale situata nel cuore del quartiere del Politecnico di Bovisa, accanto al Poli.design e non lontano dalle Facoltà di Design e Ingegneria – con un interessante allestimento dal sapore industriale. Lo spazio della mostra, insieme al cortile antistante, è destinato nel mese e mezzo di apertura (da 14 aprile al 31 maggio) a ospitare inoltre una serie di eventi e iniziative dedicate al giocattolo.
"DesigninToys fa parte di un progetto che prosegue da diverso tempo" ha spiegato a Fanpage.it Paolo Taverna, direttore generale di Assogiocattoli "Da quattro anni stiamo collaborando con il Politecnico di Milano per introdurre il concetto di design nel settore del giocattolo. Perché nel mondo ludico il design c'è ma si vede poco. Dobbiamo tirarlo fuori per valorizzare il giocattolo come prodotto industriale". Ecco che in questo modo si spiega l'impostazione particolare che gli allestitori hanno voluto dare alla mostra: una sorta di magazzino all'interno del quale i prodotti già affermati – Monopoly, Barbie, Playmobil, etc – sono posizionati sugli scaffali, pronti per essere spediti, mentre quelli i dirittura d'arrivo – i "nuovi design" – sono ancora in attesa su una sorta di nastro trasportatore posizionato nel centro della sala espositiva.
Una mostra che punta a sviscerare quella che è stata la lunga evoluzione del giocattolo negli ultimi quarant'anni. "Un'evoluzione tecnologica e legata ai materiali" ha continuato Taverna "Ma anche dovuta all'introduzione di normative sempre più stringenti, visto il target così giovane, e alle modifiche del mercato: i bambini cambiano, sono sottoposti a stimoli diversi rispetto al passato". Un'evoluzione che però non ha allontanato il design dai suoi dogmi – forma, funzione e racconto – che negli anni si sono semplicemente adattati alle esigenze mutevoli del pubblico. Anche quando il gioco fisico si è trovato a dover fare i conti con una minaccia enorme: il digitale. "Oggi i bambini hanno bisogno di avere dei giocattoli in grado di diventare un supporto per la loro immaginazione" ha raccontato a Fanpage.it Francesco Schianchi, docente del Politecnico di Milano "Non degli oggetti che contengono e riducono la loro immaginazione. I prodotti devono avere nel loro DNA la possibilità di diventare altro, di arredare degli spazi, dei gesti e delle emozioni. Questa è la nuova dimensione del gioco".
Un settore, quello del giocattolo, nel quale dal punto di vista della produzione l'Italia si difende ancora bene. È il secondo paese più produttivo, nonostante la concorrenza orientale si faccia sempre più presente. "Siamo ancora dei buoni produttori" ha continuato Taverna "È ovvio che oggi, con il costo dei materiali e della tecnologia, l'80% dei giocattoli è prodotto in oriente, da aziende serie che seguono le norme. Dobbiamo sfatare il mito del giocattolo cinese uguale giocattolo cattivo. A parte questo, fortunatamente ci sono ancora delle aziende italiane che producono e creano degli ottimi prodotti." Dal punto di vista del consumo, però, il Bel Paese è ancora indietro, anche se confrontato con i vicini europei. "Siamo al quinto posto in Europa" ha spiegato Taverna "In questo dobbiamo recuperare terreno rispetto a Regno Unito, Germania e Francia che sono più avanti di noi. Forse perché questi paesi valorizzano di più l'aspetto educativo del gioco, che per noi è soprattutto un prodotto acquistato sotto natale".
Insomma, gli italiani fanno bene dal punto di vista della produzione e dell'aspetto creativo, ma quando si parla di consumo falliscono nel comprendere le possibilità reali del giocattolo. Eppure si tratta di uno strumento importantissimo per i bambini, che sono gli unici a poter andare oltre l'esistenza materiale e a non conoscere il significato della parola impossibile. "Il gioco non è un prodotto della cultura" ha scritto lo storico Johan Huizinga "Ma una delle forme in cui si esprime la vita in quanto tale".