Sto galleggiando senza peso nello spazio. Alla mia sinistra c'è la Terra. La curvatura terrestre non permette di vedere altro che l'Africa; il grande lago Vittoria è chiaramente individuabile sotto di me, con il Madagascar appena visibile poco sotto la linea dell'orizzonte. Alla mia destra, invece, c'è lo spazio. Infinito, nero, vuoto. Pieno di detriti. Una stazione spaziale ormai distrutta orbita pigramente attorno al pianeta, accompagnata da satelliti e pezzi di metallo di vario genere. La mia avventura è in realtà iniziata qualche minuto prima proprio all'interno della stazione spaziale in rovina. Da una camera di decompressione sono passato ad una grande stanza che una volta aveva probabilmente la funzione di serra; ora le piante galleggiano nel vuoto, spostandosi al mio passaggio. L'atmosfera che accompagna l'esplorazione è cupa e silenziosa, sono l'unico superstite di un disastro non meglio definito, ma non ricordo nulla dell'accaduto. Sono immerso nel mondo di Adr1ft, la prima scommessa dello studio di sviluppo Three One Zero.
First Person Experience, esperienza in prima persona. Così gli sviluppatori presentano il gioco; non il solito titolo d'azione ambientato nello spazio ma un prodotto basato su un concetto particolare di narrativa e gameplay. Appartiene allo stesso filone di giochi come Gone Home o The Town of Light, proponendo un'avventura riflessiva ed esplorativa che si distanzi dall'ormai onnipresente azione scandita da colpi di proiettile. La storia è appena accennata: ci ritroviamo all'interno di una stazione spaziale distrutta, alla deriva e senza nessun ricordo dell'accaduto. Siamo soli, senza memoria, nello spazio. Osservare la Terra e vederla così "vicina" è solo una magra consolazione, perché in poco tempo il sentimento di solitudine ci attanaglia le viscere e ci spinge a trovare una soluzione per salvarsi. Il gameplay, appena accennato nella versione preliminare provata negli uffici di Halifax Italia, si basa completamente sull'esplorazione. Vagare per la stazione spaziale, raccogliere oggetti – fondamentale mantenere sempre una riserva di ossigeno – e cercare di ricostruire gli avvenimenti. Ma anche, sottolineano gli sviluppatori, fare delle scelte.
Quello delle decisioni, corrette o sbagliate che siano, è un concetto che il capo di Three One Zero conosce bene. Forse, però, non tutti conoscono Adam Orth. Eppure nei mesi precedenti l'uscita delle console di nuova generazione il suo era un nome piuttosto conosciuto. Direttore creativo di Microsoft, Orth era sicuramente una delle persone più influenti all'interno dell'azienda. Almeno fino alla pubblicazione di un singolo tweet. Al tempo la discussione in merito alla nuova Xbox One era ancora accesa: c'era chi proprio non riusciva a digerire il fatto che, secondo alcuni rumor, la console dovesse restare sempre connessa ad internet. Orth, forse stufo delle numerose polemiche, prese una decisione: su Twitter scrisse di non capire il dramma legato alla questione, visto che oggi ogni device è sempre connesso ad internet. Chiudendo il tutto con un #Dealwithit, fatevene una ragione. Un'esternazione che ha fatto infuriare i giocatori e, di conseguenza, anche Microsoft. In poco tempo Orth è stato messo alla porta, allontanato dalla sua posizione di prestigio a causa di un singolo tweet. Poco dopo è arrivata la fondazione di Three One Zero e l'annuncio di Adr1ft. Che per Orth rappresenta una sorta di redenzione.
Redenzione è proprio la parola che gli sviluppatori utilizzano per spiegare l'obiettivo del gioco. Una serie di scelte e di decisioni da compiere per riuscire a redimersi in quel luogo perduto e silenzioso che è lo spazio. Il culmine dell'esperienza è proprio questa – indecifrabile, per il momento – redenzione, che parallelamente è anche quella di un uomo il cui singolo errore gli ha distrutto – o per lo meno ribaltato – in poco tempo la vita. Non aspettatevi quindi un gioco estremamente longevo; proprio come i due titoli sopracitati, Adr1ft vuole raccontare una storia senza dilungarsi in inutili fasi di gameplay. Un fattore che, secondo il volere degli sviluppatori, permette al gioco non solo di intrattenerci per qualche ora, ma anche di lasciarci qualcosa al termine dell'esperienza.
In Adr1ft, peraltro, l'immersione è totale. Lo è se lo si gioca sullo schermo, grazie alla grande cura per i dettagli che già ora si intravede nel prodotto. Ma lo è anche (e soprattutto) quando per immergerci più in profondità nell'esperienza utilizziamo Oculus Rift. In questo caso l'immedesimazione nel personaggio è impareggiabile. La possibilità di fluttuare nello spazio guardandosi attorno dall'interno del casco è una sensazione che necessita di essere provata per poterla capire. La realtà virtuale si sposa perfettamente con titoli di questo genere perché ci permette di abbandonare per qualche ora la nostra realtà, immergendoci in mondi completamente inventati o in parti della nostra quotidianità altrimenti impossibili da esplorare. Come lo spazio. "Am I sitting in a tin can
/ far above the world / planet Earth is blue / and there's nothing I can do" recitava una famosa canzone di David Bowie. Chissà se in Adr1ft il maggiore Tom riuscirà a sentirci. Uscirà nel corso dell'estate per PC, Xbox One e Playstation 4.