Nel corso dell'ultimo anno in Italia si è tanto parlato delle nuove accademie del videogioco nate a Roma e a Milano, segno che anche l'industria italiana vuole tornare ad essere competitiva in un panorama internazionale. In realtà, però, in Italia un'accademia forma e lancia centinaia di studenti dal 2004: è l'Accademia Italiana Videogiochi, un istituto che ogni anno accoglie più di 350 studenti nei suoi corsi di programmazione, grafica, visual development, game design e art direction. E che ha portato molti dei ragazzi a lavorare in aziende multinazionali leader di settore.
Tra questi troviamo Manuele Bonanno e Carlo Mangani, rispettivamente Lead e Camera Programmer in Sega e Rockstar Games; Giulio Tarsitani, Character Rigger in Sony Entertainment; e Fabio Polimeni, Senior Programmer in Capcom. Un’eccellenza del settore, insomma, confermata nel 2005 dalla Relazione Informativa del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie. Un successo dovuto anche grazie all'ampia offerta formativa che copre praticamente ogni campo dello sviluppo videoludico, compreso quello delle applicazioni per dispositivi mobile. Con una marcia in più: lezioni tenute dai grandi di aziende come Lucas Film, Electronic Art, Disney Interactive e Pixar Studios.
In 10 anni di attività le iscrizioni sono aumentate in maniera costante, arrivando oggi a superare quota 350 studenti nelle varie attività proposte. Per venire incontro alla domanda sempre più crescente, lo scorso anno AIVha creato IDEA Academy: la prima Accademia per le arti visive italiana che si occupa della formazione di artisti e creativi impegnati nello sviluppo di concept di personaggi, creature e ambienti al fine di creare proprietà intellettuali per l’industria dell’intrattenimento, dal cinema d’animazione ai videogiochi. Già a settembre, in vista del nuovo anno accademico, partirà il primo Master in Art Direction, l’unico in tutta Europa che vanta la direzione didattica di Anthony Christov, da 20 anni Art Director e Production Designer per Disney Pixar con lavori del calibro di Cars, Toy Story e Alla ricerca di Nemo.
L'obiettivo dell'accademia è semplice: ridurre il grande divario fra il numero dei fruitori e quello degli sviluppatori nel Bel Paese, indice non solo di un'arretratezza culturale inadatta ad un paese creativamente ricco come l'Italia, ma anche di una scarsa integrazione fra le nuove forme di intrattenimento e la grande comunità videoludica italiana. Già, perché in Italia si gioca tanto, ma si produce poco. Le storie dei ragazzi usciti dall'Accademia Italiana Videogiochi ne sono un esempio: capaci, creativi e talentuosi, ma al lavoro su titoli di successo in aziende d'oltreoceano. A noi rimane il piacere di vedere nostri connazionali farsi valere all'estero, con una punta di amarezza dovuta al fatto che nel settore qui in Italia – salvo qualche realtà come Ovosonico, Storm in a teacup e Milestone – ci sia calma piatta. La continua spinta di realtà forti come l'Accademia Italiana Videogiochi e l'arrivo di altre academy, però, potrebbe favorire enormemente non solo lo sviluppo videoludico, ma anche la consapevolezza che in Italia c'è la reale possibilità di dare vita a realtà di successo anche a livello internazionale.