20 anni di PlayStation. Due decenni di videogiochi, cultura, tecnologia e storia. Vent'anni sono tanti, soprattutto quando si parla di un prodotto tecnologico. Soprattutto quando, come nel caso di PlayStation, si parla di un prodotto che è diventato un vero e proprio simbolo di una generazione, un fenomeno culturale che come una lama ha solcato il tempo fino ad arrivare ad oggi, resistendo ai difficili anni iniziali ed imponendosi come punto di riferimento del settore.
Vent'anni, quattro console casalinghe e due portatili. Tanti successi, tante soddisfazioni e tanti ricordi. PlayStation ha accompagnato un'intera generazione, l'ha coccolata da piccola immergendola in un'esperienza totalmente nuova e continua a farlo tuttora grazie alle nuove esperienze offerte da PlayStation 4.
Quante ne abbiamo viste in vent'anni di storia videoludica. Dei primi, indimenticabili titoli apparsi sulla PlayStation non ce ne dimenticheremo mai; Final Fantasy VII, Crash Bandicoot, Tekken e Tomb Raider, quest'ultimo vera prima killer application della console di Sony.
Con PlayStation 2 siamo passati a Resident Evil, Grand Theft Auto e Gran Turismo; i giochi si sono fatti più profondi, più complessi e più adulti. Poi, con PlayStation 3, è arrivata la maturità. Uncharted e The Last of Us, ma anche InFamous e LittleBigPlanet. I videogiochi sono diventati qualcosa di più: un'esperienza in grado di immergere il giocatore in mondi nuovi e incredibili. Sony in questo ha sempre voluto osare, come dimostrano gli ottimi esperimenti Heavy Rain e Beyond. Il futuro si chiama PlayStation 4 e Project Morpheus, che in questi mesi sta cominciando a mostrare le meraviglie che ci aspettano nei prossimi anni.
Ma vent'anni sono tanti anche dal punto di vista storico. Mentre PlayStation nasceva e si evolveva, il mondo ha fatto lo stesso. Nelson Mandela diventa il primo presidente di colore del Sud Africa, nasce Google, il mondo si affaccia su un nuovo millennio, la centrale di Chernobyl viene chiusa, la Lira lascia il posto all'Euro e si comincia a guardare Marte con occhi sognanti.
Ma ancora; arriva il fenomeno social, muore Ray Charles, l'Italia vince i mondiali, lo scandalo Wikileaks colpisce il mondo, gli esseri umani sfondano la soglia dei sette miliardi e Papa Giovanni Paolo II lascia il posto a Benedetto XVI. In tutto ciò PlayStation c'è sempre stata, lì nel nostro salotto, nella cameretta di quando eravamo bambini o nel seminterrato. Lì, al riparo da genitori e parenti, per poche ore entravamo in un altro mondo, mentre quello reale proseguiva nella sua inarrestabile corsa.
In questi due decenni i videogiochi si sono evoluti, così come si è evoluta la concezione dell'opinione pubblica nei confronti di queste opere multimediali. Tanto da portare le vendite delle console alle stelle. 425 milioni di piattaforme Sony vendute in tutto il mondo dall'avvento della prima PlayStation ad oggi, di cui 14 milioni solo in Italia. Nel Bel Paese una console su due è una PlayStation. 16 milioni di controller e 136 milioni di giochi venduti in vent'anni, per un mercato italiano dal valore stimato di un miliardo di dollari.
"La PlayStation è una cosa molto seria" ha affermato Maurizio Maggiani, scrittore "È seria come un grande gioco. Come ogni grande gioco è follia e sovversione, rapina del tempo e del senso, tossico e medicina. Roba più che seria". E lo è davvero, lo è sempre stata. PlayStation sono le serate in compagnia degli amici, i tornei improvvisati, le sfide a Tekken con le amiche (sempre imbattibili, è un must) e il vagabondare in GTA. È pizza al trancio, patatine e serate che "No stasera non esco perché devo battere l'ultimo boss". PlayStation è cultura, storia e intrattenimento. PlayStation sono i videogiochi e i videogiochi sono PlayStation. Tanti auguri.
