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La recensione di Far Cry 3

Vesti i panni di Jason Brody nel terzo capitolo della serie Far Cry, lo sparatutto di sopravvivenza in scenari tropicali della Ubisoft.
A cura di Matteo Acitelli
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Nata nel 2004, la serie Far Cry ha vissuto di alti e bassi complice il passaggio di testimone tra team di sviluppo che ha visto Crytek, padre della saga, lasciare tutto nelle mani di Ubisoft, il produttore. Dopo un capitolo 2 per molti versi da dimenticare, gli studi di Montreal ci riprovano con Far Cry 3, titolo dalla formula di gameplay molto semplice e simile alle precedenti, ma con sostanziali novità in termini di sceneggiatura ed azione.

Far Cry 3 ci mette nei panni del giovane Jason Brody, un ragazzo normalissimo che ha deciso di farsi una vacanza nelle Isole Rook col suo gruppo di amici. Jason e la comitiva cominciano a spassarsela attraverso diverse attività, tra cui paracadutismo: per loro sfortuna, tutto va a finire come nel peggiore degli incubi, incappando nella banda di pirati che terrorizza le isole e guidati dal temuto Vaas.

L’avventura comincia con Jason e suo fratello in gabbia, minacciati dal pirata che li intimorisce con luoghi comuni che purtroppo rispecchiano la verità: ”non ve ne andrete più da qui”, “pagheranno per voi o vi uccideremo” sono solo alcune delle frasi che caratterizzano la pessima situazione di tutto il gruppo. Grazie ad un po’ di furbizia, Jason riesce a scappare dal campo di Vaas seppur col sacrificio di suo fratello, e da qui comincerà la sua personalissima scalata contro le forze locali, che lo vedranno andare alla ricerca di tutti i componenti della comitiva.

Di sparatutto ne è pieno il mondo dei videogame, ma Far Cry 3 ha una marcia in più: l’open world. L’universo di gioco è in costante movimento, vastissimo e senza caricamenti tra le aree di gioco. Dopo la sessione guidata che funge da tutorial, il videogiocatore è lasciato liberamente a scorrazzare nell’isola, con quasi tutte le attività extra di cui dispone il titolo: parliamo di gare a tempo, sessioni di caccia, cattura di obiettivi o semplicemente il piacere di andare in avanscoperta di oggetti extra e torri radio, ovvero sistemi di comunicazione che, se disattivati, permettono di mettere in chiare l’area circostante sulla mappa. Lo sparatutto come è inteso nel più classico del significato è praticamente una piccola porzione di gameplay, non centrale, non il cuore del brand. Prima di tutto, c’è bisogno di cacciare animali per aumentare la capienza della fondina, del portafogli o dello zaino; recuperare piante speciali per creare medicine artigianali salute e potenziamenti di abilità. Immancabile un sistema di crescita del personaggio, basato su tre rami di specializzazione e che viene a formarsi spendendo i punti esperienza accumulati dal videogiocatore. Anche l’approccio alle missioni non segue i binari classici degli sparatutto, infatti l’utente può affrontarle quasi tutte in modo stealth cercando di non farsi scoprire, piuttosto che appostarsi tra l’erba e andare di cecchinaggio estremo col fucile di precisione.

Dal punto di vista tecnico, Far Cry 3 è qualcosa di straordinario, unendo l’incredibile numero di dettagli a schermo con una palette di colori pensata per enfatizzare la vegetazione. L’isola offre molti spunti: boschi, foreste, paludi, prati, spiaggia e piccoli insediamenti abbandonati che restituiscono l’idea di un paesaggio terrorizzato dai pirati, ormai semi-abbandonato al proprio destino per colpa di Vaas e la sua combriccola. Il protagonista, per mano dell’utente, può attraversare l’isola su furgoni, macchine o barche di diverso modello, piuttosto che farsi una passeggiata: l’impatto visivo è incredibile sotto tutti i punti di vista, e il ciclo giorno-notte fa il resto regalando scorci indimenticabili tra tramonto ed alba.

La fauna vive le solite routine quotidiane e risponde perfettamente alla realtà: basta uno sparo o un rumore assordante di una macchina che spezza la quiete della foresta per osservare animali che scappano via, come anche gruppi di cervi spaventati che vengono rincorsi da cani rabbiosi e stormi di uccelli volare in un’unica direzione. Un po’ come Red Dead Redemption di Rockstar Games, anche Far Cry 3 offre una gran varietà di animali segnandoli sulla mappa in una precisa zona, così da aiutare l’utente nelle fasi di caccia: oltre le specie già citata, troviamo anche maiali, cinghiali, leopardi, squali e tante altre piccole chicche che non vale la pena svelare.

A dir la verità, l’universo di gioco messo in piedi da Ubisoft Montreal è uno spettacolo infinito, che grazie anche alla fluidità e all’eccellente risposta ai comandi, permette un’esperienza di gioco unica non solo nel genere sparatutto ma anche rispetto agli altri free roaming e giochi di ruolo.

Per i pc gamers buone notizie sul fronte prestazionale, infatti il motore grafico – Dunia Engine 2 in buona parte derivato da CryEngine – è stato ottimizzato per girare a dettagli massimi e in full hd anche su macchine meno recenti ma, pur abbassando la qualità, l’impatto visivo resta notevole.

Abbiamo messo Far Cry 3 al primo posto della nostra Top 10 per i regali di Natale perché è un titolo eccezionale sotto tutti i punti di vista: non lasciatevelo scappare!

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