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L’OMS riconosce la dipendenza dai videogiochi come una malattia mentale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità inserirà la dipendenza dai videogiochi tra le malattie mentali indicate all’interno della versione 2018 del 11th International classification of diseases, il documento che raccoglie la lista internazionale delle patologie e dei problemi correlati.
A cura di Marco Paretti
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L'Organizzazione Mondiale della Sanità inserirà la dipendenza dai videogiochi tra le malattie mentali indicate all'interno della versione 2018 del 11th International classification of diseases, il documento che raccoglie la lista internazionale delle patologie e dei problemi correlati che quest'anno sarà aggiornata per la prima volta dal 1992. Tra le novità c'è proprio la dipendenza dai videogiochi, il "gaming disorder" che ad oggi figura nel "beta draft", la bozza del documento che nel 2018 diventerà ufficiale e che per la prima volta indicherà i videogiochi come elementi che possono creare dipendenza in maniera simile al gioco d'azzardo.

Una diagnosi che richiede un comportamento prolungato per oltre 12 mesi oppure, se i sintomi sono seri, anche un lasso di tempo minore. Nel documento disponibile sul sito ufficiale dell'OMS si indicano proprio i tre sintomi necessari per riconoscere un'eventuale dipendenza: la mancanza di controllo sul gioco, la priorità che viene data al gaming sul resto delle attività della vita e la continuazione dell'attività videoludica nonostante il presentarsi di conseguenze negative. "Lo schema di comportamento risulta così grave da danneggiare altre aree come quella personale, familiare, sociale, educativa e occupazionale" spiega l'OMS.

Un riconoscimento che in realtà risponde ad un problema già riconosciuto da diversi paesi, soprattutto asiatici, da anni in lotta contro una dipendenza che, in casi limite, può rivelarsi molto grave. Per questo, per esempio, la Corea del Sud ha introdotto una legge che vieta l'utilizzo dei giochi tra mezzanotte e le 6 del mattino ai minori di 16 anni, in Cina il colosso Tencent ha bloccato i suoi giochi ai minori in alcune fasce orarie e in Giappone diversi messaggi avvisano gli utenti quando giocano per troppo tempo. Si tratta di casi limite, ovviamente, così come lo sono quelli indicati dal documento dell'OMS, che parla della necessità di registrare evidenti comportamenti sospetti per oltre 12 mesi prima di poter diagnosticare una dipendenza di questo tipo. Insomma, giocare normalmente ai videogiochi non è di certo una malattia mentale.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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