Assassin’s Creed 3: La recensione
Nella nostra Top 10 dei regali di Natale lo abbiamo messo in sesta posizione, ma rimane un prodotto di grandissimo fascino: parliamo di Assassin’s Creed III, terzo “vero” capitolo della saga sviluppata da Ubisoft Montreal dopo due titoli di transizione legati a storie parallele. A tutti gli effetti, AC III è l’ottavo della serie nata nel 2007, quinto per la storyline principale, e reduce da pochissimi cambiamenti rispetto ai capitoli precedenti e il progressivo aumentare della sensazione di già visto. Ad aumentare i timori di fallimento, ci si è messo di mezzo anche il nuovo protagonista che il videogiocatore è chiamato a conoscere ed impersonare attraverso i ricordi di Desmond.
Seppur la critica abbia omaggiato con ottimi voti l’ultimo arrivato, il fatto che la media sia al di sotto del 90 lascia pensare, a maggior ragione considerato il grande dispendio di risorse economiche che Ubisoft ha dovuto affrontare per pubblicizzare il gioco.
Abbandonati i panni degli antenati Altair ed Ezio, per Desmond è giunto il momento di cambiare epoca ed ambientazione, riprendendo gli eventi lasciati in sospeso con Assassin’s Creed: Revelations attraverso un nuovo personaggio. Stavolta, il protagonista contemporaneo vestirà di panni di Connor Kenway, eroe del XVIII secolo.
Dopo aver vissuto, per un breve periodo, la parte del padre Haytham, il gioco punta i faretti sulle vicende di Connor e la Rivoluzione Americana, seppur trattata in maniera indiretta e sfiorata appena. Il focus della sceneggiatura riguarda perlopiù il rapporto che Connor ha con suo padre e con la sua fedele spalla, Charles Lee. Senza voler svelare nulla della trama, in questo capitolo si vive in maniera tangibile l’esperienza di Connor basata soprattutto sui sentimenti di come un figlio riesca ad interpretare le gesta del padre in un periodo di soppressione e mancanza di libertà. Il risultato finale è sicuramente di alto livello, mostrando una sceneggiatura curata e plasmata sia per conciliare le informazioni dei precedenti capitoli e sia aprendo ai nuovi scenari che caratterizzeranno i prossimi.
Dal punto di vista del combat system, fiore all’occhiello della produzione, come già anticipato nella Top 10 e nell’incipit, AC III non offre alcun cambiamento tangibile alla solita struttura di cinque anni fa. Anche se i nemici non staranno più a guardare mentre il videogiocatore se la prende con un malcapitato, l’Intelligenza Artificiale non è ancora ai livelli di altri brand che sfruttano un sistema di combattimento simile, come Batman di Rocksteady. L’arsenale di Connor è più vasto rispetto a quello degli altri antenati di Desmond e tra le gradite novità troviamo la presenza dell’arco – utile soprattutto per cacciare – e di un letale rampino creato appositamente come strumento di morte piuttosto che per l’utilizzo classico – e viste le doti balistiche del protagonista non ce ne meravigliamo.
La caratteristica innovativa del gameplay di Assassin’s Creed III è la possibilità di interagire con l’ambiente fuori dalla città, aspetto prima d’ora mai tenuto in considerazione se non per qualche campanile o lunghi viali dedicati al pellegrinaggio. A disposizione dell’utente ci saranno missioni particolari da affrontare nella foresta o semplici battute di caccia alla selvaggina tipica dei boschi, pur mettendo in gioco una serie elementi volti a tenere alto il livello di concentrazione, come attacchi improvvisi di bestie ostili che non se ne staranno lì a guadagnarsi un posto nello zaino di Connor. Per contestualizzare al meglio la caccia e tutte le possibilità introdotte all’esterno delle mura, gli sviluppatori hanno sfruttato il passato del protagonista, che fin da piccolo è stato allevato come un piccolo Tarzan a vivere nella foresta assieme agli animali, imparando a conoscerli e a cacciarli. Proprio per questo, l’abilità Istinto dell’Aquila consente di ottenere un quadro preciso delle informazioni all’interno della foresta, incanalando l’intuito di Connor verso elementi specifici incontrati durante l’esplorazione, spesso utili per completare gli obiettivi in corso.
Anche in questo capitolo ritroviamo una componente gestionale legata alla propria dimora, anche se cambiano gli interpreti: ora Connor dovrà affidare i propri investimenti nelle mani delle attività lavorative di personaggi più umili che garantiranno fondi extra attraverso produzione e vendita di materia prima come legno, minerali e latte. Restando in tema di novità, è stata introdotta una sotto-modalità interna al gameplay di base che porta l’utente in mare aperto attraverso il timone dell’Aquila, una nave da guerra di cui Connor è il Comandante. La ciurma può eseguire tutti gli ordini del caso, ovvero sia riguardanti la navigazione che le difese contro gli assalti nemici.
Come dimostrato, Assassin’s Creed III ha molto da offrire oltre il gameplay primario, ampliando moltissimo l’offerta dei precedenti quattro titoli principali. Va detto che la maggior parte del tempo lo si passerà proprio in attività secondarie, anche se la storyline è piuttosto longeva, restando nella media delle precedenti.
Tecnicamente, il gioco Ubisoft non impressiona più in termini di animazioni e dettagli, soprattutto considerato che il motore grafico è ancora privo di modifiche sostanziali al codice, tuttavia il level design delle ambientazioni rimane un punto forte di tutta la produzione. Lodevole la rappresentazione di Philadelphia, Boston e New York, ovvero le città visitate dal protagonista, e perfetto il feeling con la consueta corsa acrobatica, marchio di fabbrica della saga. Infine, la già longeva campagna single player garantisce un ottimo tempo di vita al videogame, tuttavia, Ubisoft ha affiancato all’esperienza principale l’immancabile comparto multiplayer ricco delle più classiche modalità online.
Probabilmente è superfluo consigliare Assassin’s Creed III come regalo di Natale – anche in questo caso dai 18 anni in poi – visto che tutti i fan della serie avranno acquistato il titolo già al dayone. Comunque sia, se sapete che un vostro conoscente non ne è ancora in possesso, inutile dirvi che gli piacerà un sacco trovarselo impacchettato sotto l’albero.