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Six Days in Fallujah pronto al rilascio

Il controverso gioco ambientato in Iraq è ormai in fase di completamento dopo un anno di polemiche, ma al momento non c’è ancora nessuno pronto a distribuirlo.
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Six Days in Fallujah_2

Six Days in Fallujah è un gioco che ha provocato polemiche fin dall’annuncio del suo rilascio nell’aprile 2009, ormai quasi un anno fa. Come da abitudine, la trattazione di argomenti delicati scatena le ire della moltitudine prima ancor di poter visionare direttamente il prodotto in questione.

Il gioco è infatti uno sparatutto di guerra in terza persona, il primo basato sull’Operazione Iraqi Freedom e in particolar modo sulla seconda battaglia di Falluja, chiamata Operazione Phantom Fury, avvenuta tra il novembre e dicembre 2004, comandata dalle forze militari americani in collaborazione con quelle inglesi e irachene. L’operazione viene ricordata come tra le più sanguinose della storia contemporanea, causando la morte di 90 militari e 1500 civili. Viene inoltre tristemente ricordata a causa dell’utilizzo da parte dell’esercito del fosforo bianco, armi chimiche che fecero strage della popolazione civile.

Il gioco doveva essere pubblicato dalla giapponese Konami che, sommersa dalle critiche, ha deciso nel giro di poco tempo di abbandonare il progetto. Ma il team di sviluppo Atomic Games ha continuato a realizzare il gioco, e da poco è arrivata la notizia della sua imminente ultimazione. Peter Tamte, presidente della Atomic Games, ha sempre difeso il gioco, puntualizzando come la loro idea fosse quella di realizzare un prodotto che desse veramente l’idea di cosa significhi combattere una guerra, il più realistico possibile, ed anche per questo si erano affidati alla consulenza di marine che avessero partecipato all’operazione. “Ho giocato i military games per anni, e a un certo punto del gioco mi rendo conto che è falso. Ciò è seccante”.

Le dichiarazioni non hanno convinto le famiglie dei militari deceduti in Iraq che si sono impegnate in una campagna contro il gioco. Né i pacifisti o gli esperti di guerra timorosi che il gioco possa suscitare “sentimenti di vendetta” nei musulmani… Sta di fatto che il team ha portato a termine il proprio lavoro, ed è ora pronto per rilasciarlo. Ammesso che riescano a trovare un distributore, chiaro.

Giuseppe D’Angelo

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