Pandora, la console open source
In un mercato, quello delle console portatili, dominato dal duopolio Psp e Nintendo DS, un altro concorrente sta per affacciarsi all’orizzonte: si tratta di Pandora, la console in lavoro già da un paio di anni che annuncia significative novità nel panorama videoludico e informatico.
Questo perché la console è sviluppata da un team indipendente (OpenPandora) con sotware open source: il sistema operativo è un Linux Ångström, e la macchina sarà in effetti più di un semplice apparato per giocare. Si può considerare a metà strada tra un Ultra Mobile Pc e una Nintendo DS, di cui è leggermente più grande e ne richiama la forma. Il dispositivo si apre a libro e presenta da un lato un touch screen widescreen di 4,3” a 16 milioni di colori più due altoparlanti; sull’altro lato sono invece presenti due joypad analogici, uno digitale, una combinazione di tasti selezione e azione, e una tastiera QWERTY. A questo aggiungiamo una connessione Wi-Fi 802.11 b/g, due slot MD, una porta usb e un uscita TV ed ecco che otteniamo il prodotto perfetto. Quasi, in realtà manca la webcam…
Il dispositivo monterà un microprocessore ARM Cortex-A8, garantendo prestazioni superiori alla Psp. Le batterie al litio hanno una durata media di 8-10 ore, che diventano 100 se il sistema funge solo da lettore mp3. E le dimensioni lo consentono, in quanto entra comodamente in tasca. Il tutto si aggira intorno alla cifra di 330 $, ma al momento la console non è in commercio: infatti il prodotto è stato disponibile esclusivamente in prevendita dal momento del suo annuncio, e i soldi incassati sono serviti dichiaratamente per svilupparlo. Adesso partono le prime spedizioni e, si spera, verrà la diffusione in massa.
A meno che non ci pensi la legge a metterle i bastoni tra le ruote. Tra le varie caratteristiche, infatti, Pandora monta anche un emulatore per tutte le console precedenti fino alla Playstation. Possibilità quindi di giocare gratis a tutte le glorie del passato. Chissà quanto farà piacere questo alle altre software house…
Giuseppe D’Angelo