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Un padre lascia morire il figlio a causa della sua dipendenza da League of Legends

Passava le sue giornate in un internet café a giocare online mentre il figlio di due anni rimaneva da solo a casa. Il piccolo è morto di fame riaprendo una ferita ancora fresca: la situazione videoludica in Asia.
A cura di Marco Paretti
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Korea Gaming

Lasciar morire il proprio figlio perché troppo impegnato a giocare online. Un'assurdità e una follia, sintomo di una mente deviata che mai si dovrebbe trovare a trattare con dei bambini. Eppure è successo. Nella Corea del Sud un giovane padre ha ignorato il figlio di due anni lasciandolo morire a casa, mentre lui stava giocando online in un internet café.
Secondo Yonhap News, il giovane padre di 22 anni – del quale conosciamo solo il cognome, Chung – viveva separato dalla madre del piccolo a causa di problemi finanziari. La moglie, trovato un lavoro in fabbrica, si era trasferita nel dormitorio lasciando il marito con il giovane figlio. I due si sono conosciuti tramite un gioco online durante le scuole superiori.

Secondo la Polizia di Daegu, Chung passava intere giornate e nottate chiuso in un internet cafè giocando online. Controllava il figlio solo ogni due o tre giorni, dandogli da mangiare per poi tornare a giocare da PC Bang o in una sauna house, dove poteva lavarsi. Il figlio aveva solo due anni e sicuramente necessitava di più attenzioni di quelle che il padre gli dava ad intervalli di due o tre giorni.
Il 7 marzo Chung trova suo figlio senza vita. Si sospetta che il piccolo sia morto di fame mentre il padre era via. Ma a quel punto la sua mente è già rovinata e per lui il figlio è solo un intralcio, anche da morto. L'11 aprile, più di un mese dopo, si disfa del piccolo corpo in un sacchetto dell'immondizia. Alle domande della moglie circa la posizione del figlio, lui risponde che è dalla babysitter. Che sta bene. Che può tornare a giocare.

Apparentemente Chung ha continuato ad andare agli internet café a giocare anche dopo la morte del figlio, lasciando dapprima il corpo per un mese intero nel suo appartamento per poi liberarsene con un sacchetto della spazzatura.
Secondo Kukinews, Chung passava il suo tempo a giocare a League of Legends e Sudden Attack. Chung avrebbe inoltre confessato apertamente di aver causato la morte di suo figlio.

Questa è solo l'ultima di una serie di notizie allarmanti in arrivo dal fronte asiatico, una zona nella quale la situazione videoludica si divide tra l'enorme successo dei giochi e il gigantesco disagio sociale dei videogiocatori. Perché se è giusto che un paese scopra i piaceri del gaming, non è possibile che le persone muoiano davanti agli schermi o facciano morire i propri figli perché troppo impegnati a giocare a League of Legends.
Secondo recenti studi decine di milioni di cinesi sono dipendenti dai giochi online. Questi videogiocatori spendono decine di migliaia di Yuan nel gaming online, dimenticandosi di bere e di mangiare. E di curare i propri figli.
La situazione asiatica rappresenta una storia piena di sospetti, ma priva di un vero colpevole. La responsabilità del giocatore è giocare responsabilmente. La responsabilità dell'internet café è quella di offrire un ambiente sano. La responsabilità degli sviluppatori dei giochi è consigliare pause frequenti. La responsabilità del governo è di incoraggiare tutti ad agire responsabilmente. Con così tante responsabilità, è facile per una di queste parti sottrarsi alla propria.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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