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Opinioni

Quantum Break, a metà tra serie TV e videogioco con un cast d’eccezione

Un videogioco che vuole fare la serie TV e viceversa. Quantum Break tenta la strada di una narrazione per certi aspetti innovativa e più profonda del solito. Ma è anche riuscita?
A cura di Marco Paretti
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Pochi anni fa, nel calderone ciclico delle serie TV, un titolo ha attirato l'attenzione degli spettatori quanto basta per farlo diventare un fenomeno a lungo termine. Si chiamava Fringe e basava la sua intera trama su una serie di avvenimenti al limite del paranormale in grado di portare il mondo alla rovina, distrutto dall'unione di due universi paralleli. La serie, ora cancellata, è riuscita a portare una ventata d'aria fresca nel settore, salvo poi crederci troppo e scadere nell'eccesso e in una trama che, di fatto, non portava a nulla. Un senso di insipido che ancora oggi accompagna i fan che hanno apprezzato e quelli che non hanno apprezzato la serie, un sentimento figlio di una scarsa capacità di mantenere la narrazione sui binari prefissati, scadendo spesso nell'eccesso. Si può dire lo stesso della prossima grande esclusiva di Microsoft per Xbox One (e PC), Quantum Break?

D'altronde le aspettative erano altissime: il nuovo gioco di Remedy, lo storico studio di sviluppo che ha dato i natali a Max Payne e Alan Wake, protagonisti di due delle storie meglio riuscite dell'intero panorama videoludico attuale. C'è poi l'enorme fardello che l'essere un'esclusiva porta con sé; il battage pubblicitario, l'utilizzo del nome come una sorta di punta di diamante delle conferenze stampa e le informazioni rilasciate con il contagocce per tenere il tutto avvolto in un alone di mistero. Elemento che, una volta preso il pad in mano, aiuta ad immergersi in quella che è a tutti gli effetti un'avventura che punta molto sul creare domande nelle menti dei giocatori, facendo leva sulla curiosità più pura che già Alan Wake era riuscito a sfruttare appieno.

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Il riferimento iniziale a Fringe non è casuale. Giocando a Quantum Break è impossibile non fare paragoni con la serie TV ora terminata, sia per le tematiche trattate – viaggi nel tempo, squarci, polimorfi, etc – che per i personaggi condivisi tra le due opere. Se da un lato l'avventura vede infatti alternarsi una serie di elementi al limite del paranormale, dall'altro i personaggi che ne portano avanti la storia sono ben conosciuti agli occhi degli spettatori. Lance Roddick, per esempio, ha interpretato Phillip Broyles proprio in Fringe, Dominic Monaghan era nel cast iniziale di Lost e il protagonista, Jack Joyce, è interpretato da Shawn Ashmore, che abbiamo visto un po' ovunque al cinema e anche in una puntata di Fringe. Infine, il cattivo ha sembianze e movenze di Aidan Gillen, famoso per aver interpretato Petyr Baelish (Ditocorto) in Game of Thrones.

La storia segue le turbolente vicende di Jack, che, a causa di un esperimento con una macchina del tempo finito male, ottiene i poteri di controllare alcuni aspetti legati allo scorrere del tempo. Allo stesso modo, però, il mondo cade nel caos: l'attivazione della macchina ha generato uno squarcio nel tempo che lo porterà a fermarsi definitivamente, arrivando a quella che viene definita come la "Fine del Tempo". Inizia così la sua lotta contro la Monarch e il suo boss – anch'esso in possesso di poteri -, intenzionati ad utilizzare questa situazione per guadagno personale. A tratti, quindi, sembra di trovarsi immersi all'interno di una puntata della serie TV americana. Cosa effettivamente vera: in Quantum Break ci troviamo davvero in uno show televisivo con attori in carne ed ossa.

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Già, perché l'elemento forse più interessante del nuovo gioco di Remedy è proprio la sua transmedialità, il passare da videogioco a serie TV in momenti strategici per portare avanti la trama e sviluppare meglio i personaggi. Un approccio che funziona estremamente bene proprio per l'inserimento azzeccato all'interno della trama di quattro puntate "interattive" di una serie TV, la cui produzione non ha nulla da invidiare a quelle che osserviamo quotidianamente su Netflix. Interattive perché le scelte effettuate all'interno del gioco andranno a modificare le singole puntate, portando avanti la storia a seconda delle nostre decisioni. Queste ultime vengono effettuate attraverso dei punti denominati Junction, nei quali ci troviamo davanti a due possibilità – con relativi esiti – tra cui scegliere al termine di ogni episodio, prima di gustarci la relativa puntata.

Il concetto, fin qui, è interessante, così come lo è gran parte del gameplay: di fatto uno sparatutto in terza persona "potenziato" proprio dalla possibilità di controllare il tempo di Jack. Se infatti il gioco chiede di sparare un po' a tutto ciò che si muove – sfruttando peraltro un sistema di coperture dinamico che non richiede la pressione di tasti – allo stesso tempo la difficoltà crescente obbliga i giocatori a padroneggiare i vari poteri in possesso del protagonista. Tra questi figurano la possibilità di bloccare il tempo in determinate aree, effettuare uno scatto veloce, generare uno scudo, far esplodere i nemici e sfruttare la visione temporale, una sorta di radar con il quale individuare oggetti, nemici e fonti di Chronon. Queste ultime saranno necessarie per potenziare i suddetti poteri, rendendoli ancora più efficaci.

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Il vero punto di forza di Quantum Break, quindi, è l'atmosfera. Fin dai primi minuti il gioco lo lascia intendere senza mezzi termini, immergendo i giocatori in un mondo ottimamente realizzato ed estremamente dettagliato, che peraltro splende davvero nel momento in cui viene avvolto dagli effetti legati alla distorsione del tempo. I veri capolavori di Remedy sono però le Stasi, momenti in cui il tempo si ferma del tutto e che spesso ci lasciano attraversare momenti spettacolari come esplosioni bloccate a metà o treni che sfondano il muro degli edifici. Di fatto, da vedere, Quantum Break è davvero immenso e ben caratterizzato, non solo per quanto riguarda i personaggi ma anche e soprattutto per gli ambienti. Caratterizzazione sostenuta egregiamente dal comparto sonoro di Petri Alanko, che rispecchia perfettamente l'atmosfera di ogni scena con una colonna sonora distante dai toni di quella di Alan Wake ma altrettanto riuscita. Quindi è tutto perfetto? Sì e no, perché non tutto è all'altezza di questo splendore.

Non siamo ai (bassi) livelli delle ultime stagioni di Fringe, chiaramente, ma Quantum Break lascia nei giocatori una strana sensazione al termine dell'avventura. Non che manchino colpi di scena, scoperte e divagazioni, ma pur trattando di un argomento così potenzialmente caotico come i viaggi nel tempo, in realtà Quantum Break è piuttosto lineare. E ben poco fanno anche gli elementi di "disturbo", i momenti di caos e gli intoppi sul percorso verso una conclusione quasi ovvia. Sembra quasi, una volta terminato il gioco, che manchi un intero pezzo della storia, si ha l'impressione che gli sviluppatori volessero realizzare un'opera più ampia e complessa ma che siano stati ridimensionati per questioni economiche o, ironicamente, di tempo. Così elementi apparentemente fondamentali come gli esseri che vivono nel tempo, i polimorfi, vengono appena accennati e, visivamente, non si vedono quasi mai. Un elemento, quest'ultimo, che lascia chiaramente intendere qualcosa di ben più ampio rispetto al Quantum Break che abbiamo ora tra le mani. Un vero peccato, perché tutto funziona perfettamente: il comparto tecnico, il gameplay che, pur traballando a tratti, si rivela interessante proprio in virtù dell'utilizzo dei poteri, la caratterizzazione dei personaggi (anche) attraverso la serie televisiva e un'ottima direzione artistica. Quantum Break resta un ottimo esperimento transmediale, che con il suo rapporto tra videogiochi e serie TV ha dimostrato di poter offrire una caratterizzazione profonda e concreta ai protagonisti della storia. Un elemento non indifferente nell'epoca in cui gli show televisivi sono i protagonisti dell'intrattenimento digitale.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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