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Opinioni

Le 7 cose che non ricordi di Pro Evolution Soccer

PES è una delle simulazioni calcistiche più apprezzate di tutti i tempi che, fin dal suo esordio, ha accompagnato una moltitudine di generazioni di videogiocatori. È il momento di rispolverare il passato della serie e riscoprire alcuni degli elementi che l’hanno resa una leggenda del settore videoludico.
A cura di Marco Paretti
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7 cose pro evolution soccer

Le domeniche con gli amici, le serate passate davanti alla televisione, i tornei estivi senza fine. Sono tutte cose che durante la nostra adolescenza hanno avuto spesso un elemento in comune: PES. Una delle serie calcistiche più apprezzate di tutti i tempi che ha accompagnato una moltitudine di generazioni di videogiocatori fin dal suo esordio, avvenuto nel 1994 in Giappone. Nei primi anni 2000 la serie ha cominciato a splendere anche in occidente, fino a diventare una vera e propria leggenda del panorama videoludico. Poi, purtroppo, il suo appeal ha cominciato a cedere terreno e l'eterna rivale, la serie FIFA, ha effettuato il sorpasso rubandogli tutta la gloria. Finalmente il 2015 è stato l'anno della rivincita per la serie di Konami, che è tornata ad intrattenere come un tempo innovando molti degli elementi cari alla serie. Un ottimo momento, quindi, per rispolverare il passato della serie e riscoprire alcuni degli elementi che l'hanno resa la simulazione calcistica per eccellenza.

7 cose pro evolution soccer

La maggior parte di voi avranno cominciato a giocare a PES su Playstation 2. È lì che la serie ha guadagnato la sua fama. Eppure PES nasce ben prima su console assolutamente concorrenti, con un nome completamente diverso: International Superstar Soccer. È il 1994 quando Konami pubblica il primo ISS su Super Nintendo. Lo fa in Giappone e, un anno dopo, anche in Europa. Dopo diversi seguiti e versioni – tre delle quali in esclusiva per Nintendo 64 – ISS si trasforma in Pro Evolution Soccer, ma sono in occidente. Il cambio di nome segna anche l'approdo su Playstation 2, console che lo consacrerà come uno dei videogiochi più apprezzati di tutti i tempi. In Giappone il nome vero della serie è Winning Eleven.

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PES nasce quindi su Super Nintendo, ma negli anni, prima di approdare su Playstation 2, la serie ha subito diverse modifiche ed è stata caratterizzata da una moltitudine di versioni uscite sul mercato. Il primo seguito fu pubblicato in Giappone nel 1995 sotto il nome di international Superstar Succer Deluxe e uscì su Super Nintendo, Sega Mega Drive e Playstation. Da quel momento, però, la serie si divise in due filoni: uno più simulativo, caratterizzato dal suffisso Pro, e uno più arcade, che conservò il brand originario. Il primo era sviluppato da KCET, uno studio Konami di Tokyo, mentre il secondo era frutto del lavoro di KCEO, sempre di Konami ma a Osaka. Ovviamente la serie simulativa, ISS Pro, è quella che diede vita al Pro Evolution Soccer che tutti conosciamo.

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Una delle caratteristiche più evidenti dei primi PES – anche durante l'epoca d'oro della serie – era la quasi totale mancanza di licenze per squadre e giocatori. Il gioco, pur essendo estremamente votato alla simulazione calcistica, non aveva infatti la possibilità di utilizzare i nomi reali né delle squadre né dei giocatori. Questo privilegio spettava solo al concorrente FIFA, considerato più spettacolare ma molto meno realistico rispetto alla serie di Konami. Negli ultimi anni PES è riuscito a riguadagnare terreno anche sotto questo aspetto, ottenendo le licenze per le maggiori competizioni continentali per club, tra cui la Champions League, l'Europa League e la Copa Libertadores. Ma tutti terremo sempre nel cuore i pomeriggi passati ad insaccare la palla nella rete del Prevencula (Pro Vercelli).

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Proprio per venire in soccorso di tutti i fan che volevano poter giocare con giocatori e squadre dotati di nomi reali, la serie ha sempre permesso di modificare molti aspetti legati ai singoli elementi: dal nome alla forma fisica, dall'aspetto al metodo di gioco. Grazie a questa possibilità la comunità di "modder" è sempre stata molto attiva e ha costantemente pubblicato online i file con le rose aggiornate da scaricare ed inserire all'interno della propria Memory Card. Una procedura lunga e terribile, che per fortuna è stata totalmente annullata dall'avvento dell'online e degli aggiornamenti automatici. Le patch restano comunque uno degli elementi che hanno caratterizzato l'epoca d'oro di PES, anche in virtù del fatto che molte di esse riguardavano la versione giapponese, tradotta per l'occasione proprio grazie alla scena del modding.

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"No dai, guarda, ce li ho tutti giù!". Ancor prima delle discussioni dovute alle sconfitte, la causa di litigio principale su PES era lui: lo stato di forma. Le terribili freccette verdi o rosse che potevano indicare la prestanza fisica di un Bolt al vertice della forma o dello zio Ugo dopo il minestrone del pranzo domenicale. Troppe freccette rosse portavano inevitabilmente ad una sola domanda: "Riavviamo?". Il che portava ad un'altrettanto inevitabile discussione se l'avversario aveva davanti a sé una situazione diametralmente opposta, cioè una squadra in perfetta forma.

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In PES 6 è stata introdotta una modalità alquanto singolare. Dopo aver sbloccato i costumi all'interno del negozio, era possibile selezionare delle divise poco convenzionali. Tra queste erano presenti struzzi, dinosauri e pinguini da cavalcare, peraltro personalizzabili ulteriormente grazie alla possibilità di indossare maschere da animali modificando le opzioni per la capigliatura. Giocare una partita con questa modalità attiva era come essere all'interno del film Pomi d'ottone e manici di scopa. Una possibilità totalmente inutile, ma che ha conquistato tutti i giocatori.

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L'ultimo trend nel mondo dei videogiochi è quello di abolire completamente i manuali d'istruzioni in favore di copie digitali inserite all'interno dei giochi. Ma vi ricordate i libretti presenti nei primi PES per Playstation 2? Decine e decine di pagine che spiegavano formazioni, strategie e, soprattutto, tutte le combinazioni possibili con le quali dare vita a calci piazzati spettacolari. Perché solo i pivellini premevano semplicemente cerchio per tirare: i veri professionisti lo tenevano premuto il giusto, schiacciando L1 per creare un pallonetto e spostando gentilmente la levetta analogica per dare alla palla un effetto imprendibile dal portiere. Con una freddezza da far impallidire il migliore degli artificieri. La capacità di ricordarsi la combinazione di tasti giusta in ogni momento della partita è un'abilità che solo pochi giocatori hanno padroneggiato negli anni.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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